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“Riflessioni”

Il "nudo", seguendo una traccia che si snoda nei secoli lungo tutta la storia dell'arte figurativa, è passato attraverso i filtri dei tanti criteri di giudizio risultanti da continue e profonde modificazioni di natura politica, sociale e religiosa.
 E' stata quindi una continua transizione dalla classica eroicità divinizzante del culto ellenistico e dalla solarità classica, allo schematismo medioevale ed alla resurrezione estetica del Rinascimento.
Ma sempre il nudo figurativo, se pure espresso con diversa sintassi, ha avuto principalmente la funzione di esaltare i valori dello spirito oltre che dell'armonia corporea.
Naturalmente all'infuori del concetto di umanità primigenia incontaminata ed innocente, nel quale il corpo rappresentava il segno concreto di una grandezza spirituale, una volta svincolato da ogni dettame morale prefissato, ha finito con l'evidenziare anche un allusiva carnalità.
Oggi il moderno metro di valutazione artistica tende alla raffigurazione sintetica impostata su di una nuova obbiettività forse dissacrante, ma a sfondo prospettivamente concettuala, che genera quindi sempre diverse sapienze stilistiche.
A queste tendenze si ispira Beatrice Borroni che sa umanizzare le sue donne usando una chiave disincantata, pure implicando dolci e fantastici criteri romantico-simbolici.
Nelle sue opere le figure eseguite con tecnica magistrale asciutta e filante, sia per quanto riguarda il tratto che il colore e l'espressione, esprimono compiutamente i tanti risvolti del loro mondo interiore, nel quale ipotesi, speranze ed ambizioni sembrano veleggiare in un mondo onirico, quasi sfociante nel surreale.
Tema dominante assieme al sogno è la presa di coscienza del proprio "appeal" esaltato dal confronto con perfette nature morte o con vasi dalla suggestiva trasparenza.Borroni tratta pure con eleganza dell'eterno tema di carattere biblico, ma tuttora attuale della tentazione; argomento affrontato con conturbante e nello stesso tempo sensuale essenzialità e crudezza. Ogni contesto sembra adagiato su fantastici tappeti floreali che stendono sull'insieme un velo di decadente ed elegiaca tristezza.
Si tratta di una pittura coraggiosa e senza veli: violazione di una preziosa intimità o forse lotta alle permanenti ipocrisie? Nel genere figurativo del nudo, si accavallano sempre i tanti interrogativi che portano a mediare fra le esigenze di carattere estetico e la morale corrente. Infatti il problema della nudità integrale dei soggetti, coinvolge assieme alla sfera dei principi etici e religiosi, anche quella antropologica fino alla soglia di un erotismo dichiarato.
Nel nostro caso l'autrice tratta con stile personale e raffinato una tematica forse per molti ancora spinosa, ma dalla quale riesce a ricavare un'inedita, coinvolgente, fine poesia.

Ottavio Borghi, 2010

Particolare da ACQUE METAMORFICHE (1999)