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“Medioevo luminoso tra eros e tanathos”

Borroni Beatrice, con spirito veramente femmineo, intesse la sua trama di dame moderne con amori e rivalità esasperanti, dove la sensualità, più evidente che celata, fa da padrona. Lo sfarzo d'abiti attillatissimi, quasi una seconda pelle, è soltanto un pretesto per innescare un sottile meccanismo di rimandi amorosi per le loro prede.
Questo "gotico fiorito", che si palesa soprattutto nei finissimi e delicati panneggi e nei tessuti di preraffaellita memoria, diventa un richiamo forte e vigoroso, che scaturisce con veemenza a stento controllata.
Si, perchè sotto queste immobili dame, sole o avvinghiate in terribili combattimenti, pulsa un cuore passionale. Non dimentica di lempiskiani sentori, a cui deve sicuramente la forma e spesso la costruzione del quadro, le opere di Borroni, acquistano forza con gli anni, diventando quasi sculture dipinte, cariche come sono di potente plasticità e penetrante colore.
Soprattutto il colore infatti, che raramente cede a smielate tinte pastello, avanza fiero e altezzoso nelle più sgargianti tonalità cromatiche, forme iconiche di vetrate gotiche. Così accadeva nel medioevo, dove i colori, oggi purtroppo velati dalle ingiurie del tempo, troneggiavano felici perfino sulle immobili e severe statue lignee delle cattedrali.

Filippo Rossi, 2000

Particolare da IL RISVEGLIO (2001)