“Figura, colore e decoro”
Per parlare di Borroni, occorre fare un piccolo passo indietro e dare un rapido sguardo ai primi lavori. In essi l'artista, attraverso temi come i ritratti, scene mitologiche, o comunque figure femminili, gioca con colori luminosi dove il contrasto dei toni crea minute sinfonie cromatiche.
Protagonisti dei suoi dipinti sono: la figura, che come abbiamo detto è prevalentemente femminile, il colore, e il decoro. Questi tre elementi giocano tra loro senza che uno prevalga sull'altro, anzi piuttosto l'uno incornicia l'altro esaltandosi vicendevolmente. Le figure sono sensuali, lo sguardo languido e dolce non tradisce il dramma dell'azione nel suo compiersi, tutto rimane estremamente distaccato chiuso nella propria immobilità. Il colore esplode muto su tutta la superficie del dipinto, con armonia musicale circoscritta nel disegno e diffusa da un sapiente gioco di toni.
A tutto questo fa da cornice un fitto intreccio di decori tutt'altro che leziosi e fini a se stessi, essi rappresentano l'altra metà del coro, le voci fuori campo che completano l'opera. Il risultato è sempre armonico, invitante giocoso e nonostante qualvolta il tema espresso sia di tutt'altro indirizzo, la sensazione che si ha davanti a questi lavori è comunque rasserenante.
Ma la storia che siamo chiamati volenti o nolenti a vivere come protagonisti, non esonera neanche Borroni. Così la recente instabilità nazionale e internazionale crea negli animi dei più un'incertezza di fondo che si esprime poi con atteggiamenti inclini alla paura e alla sfiducia; che sia questa in noi stessi, nel prossimo o nelle istituzioni.
Così anche Borroni cambia emozioni, la tavolozza non è più quella dei colori primari e luminosi. Tutto è di nuovo in discussione. I colori si fanno più cupi e non cantano a nota estesa lungo la grande campitura, anzi si frastagliano, si mescolano, si "sporcano". La dolce e sensuale figura femminile lascia il posto a motivi decorativi che esprimono incerto e spavento, emerge dal dipinto un'aurea cupa : "l'ora del gioco è finita". E' per Borroni questo un periodo di ulteriore ricerca, nel quale non esita a gettarsi anima e corpo in nuove tecniche e nuovi orizzonti: e questa è la sua forza.
Come del resto ci insegnano i tarocchi: non esiste rinascita senza prima passare dalla carta della "morte", così Borroni scava dentro di sè esternando l'incerto che riesce a trovare e alla fine con tutta la sua dichiarata inquietudine l'opera si compie e si esprime pregna del proprio tempo.
Leandro Bonti, 2003