“Il femminino disvelato”
Beatrice Borroni ci conduce per mano attraverso i suoi quadri in un viaggio misterioso e misterico dentro una visione femminile del mondo che via via si disvela, fino alle figure completamente glabre, simbolo di una femminilità piena e rivelata, che si pongono oltre l'impatto della nostra mente con la fascinazione del tratto, oltre l'analisi sulla realizzazione compiuta dall'artista.
Con Borroni partiamo per andare oltre noi stessi e la nostra provenienza, ed ogni passo deve essere conquistato.
É un giuoco sottile, un farci stare al di qua della tenda oltre la quale si apre il mondo di Beatrice, dove tra silenziose allusioni, venature di ironia, di mezze toni, di luci mai abbaglianti; le figure, gli sfondi, i colori sembrano vivere una propria vita carezzati dalla mano dell'artista.
E come Alice, che guarda il paese delle meraviglie dal buco della serratura, anche noi dobbiamo pagare un prezzo per conoscere il Bianconiglio, il Cappellaio Matto, la Regina di Picche, lo Stregatto, il piccolo Re, il Brucaliffo. Alice riduce la sua statura, noi dobbiamo comprimere le nostre presunte convinzioni fino ad espellerle da noi stessi ed affrontare, così liberi, un viaggio tridimensionale in un mondo che, apparentemente, ne ha solo due.
La terza dimensione di Borroni, lo spessore delle persone, può essere rappresentato solo dentro ciascuno di noi; l'artista lo sollecita con la tavolozza piena che sa usare in un ricamo continuo, nella dilatazione delle forme, nella carnalità sensuale delle figure, nell'assoluto annullamento del tempo in ciò che è rappresentato.
Gli occhi danno il senso a tutto: occhi languidi, assorti, pensosi, lontani, ironici. Negli occhi Beatrice lascia il tratto più deciso, anche se velato, l'ultimo movimento della luce prima della sospensione del tempo. Ecco il quadro che entra in noi, diventa per noi una possibile pietra di paragone, uomini e donne si misurano in un giuoco intrigante dove velature sapienti aiutano a sbucciare la tela come si fa con una cipolla, velo dopo velo, fino al cuore frizzante degli occhi: gli occhi di Borroni.
Luigi Bicchi, 2008